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Ernesto Che Guevara

 L’Ultimo Gaucho – Pubblicato nel 1982 all’interno del volume “Rapsodia”, in realtà è stato scritto da Tontodonati pochi mesi dopo la morte del Che (9/10/1967). In una lettera al fratello Guido, il poeta scrive “ Bologna, 7 Agosto 1969 - Caro Guido…l’altra sera a TV 7 hanno fatto una trasmissione speciale su Che Guevara, non so se l’hai vista, ebbene sai che mi disse Gilda appena teminò di vedere il documentario? “ io credo che tu abbia fatto una cosa veramente grande. Man mano che ho visto il documentario ho avuto presente la tua lirica”.  Nemmeno a farlo apposta il reportage iniziava col cadavere del Che supino con un’espressione sorridente con i campesino che guardavano attoniti la salma dell’eroe, vegliata dai lupi del Capitano Brado come un malfattore. E poi via via tutta la sua vita. Fratello, io nel momento stesso che ho scritto quel poemetto al Che, ho vissuto, per quei arcani momenti che la poesia dona, il suo dramma di guerrigliero e di uomo.”. Inizialmente questo poemetto doveva essere inserito all’interno di una Trilogia come T. scrive in un’altra lettera sempre indirizzata al fratello Guido facendo riferimento alla conclusione di un altro poema intitolato “Foglie d’Autunno”. “ Bologna, 15 Marzo 1970 – Caro Guido,…Da anni accarezzavo il pensiero di scrivere sui ricordi lontani della tragedia vissuta (ndr: Seconda Guerra Mondiale e Deportazione) e trasmigrarla in  un canto umano, in un universale linguaggio che testimoniasse ai presenti ed ai futuri gli orrori della guerra e le iniquità commesse dagli uomini. L’opera doveva concludere la mia trilogia iniziata con I Giganti di Pietra, centralizzata con L’Ultimo Gaucho, conclusa oggi con Foglie d’Autunno. I tre momenti storici di questa poesia affondano le radici alla grandiosità della natura,alla purezza degli eroi, al disfacimento dei valori umani, quasi a sintetizzare il perpetuo  ciclo della ruota del destino. (ndr: della Trilogia inizialmente prevista solo L’Ultimo Gaucho e Foglie d’Autunno furono pubblicate all’interno del volume “Rapsodia”). Dal Guerriero di Capestrano al Che, i versi di Tontodonati sono un’inno a chi lotta per la libertà di tutti i popoli, a chi cammina sulle “…strade tracciate ad ognuno dal  dì che si nasce”

8 Maggio, 2008    Raffaello Tontodonati      

 

 

                         

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