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Mimmo Sarchiapone

Mimmo Sarchiapone, artista abruzzese nato nel 1931 vive a Montesilvano (PE) dopo aver trascorso 35 anni fra Firenze e Bologna. Appassionato di pittura sin da ragazzo, incontra giovanissimo il poeta Giuseppe Tontodonati e l'allora moglie, la pittrice Ersilia "Isabella" Ardente. La frequentazione dello studio della pittrice, in quel momento, siamo nei primi anni '50, abitavano in una porzione di Villa Delphico, l'andare con lei a vederla dipingere all'aperto dal vivo, fa scattare in lui l'innamoramento per la tavolozza. La prematura morte di Isabella e il suo trasferimento a Firenze, lo hanno allontanato da Tontodonati, ma i due si ritrovano, con grande gioia per entrambi, a Bologna quando Mimmo negli anni '80 entra al Centro Internazionale delle Arti - CIDA di Via S.- Vitale 22 , la galleria a due passi dalle due Torri fondata dal poeta. Grande la commozione per quell'incontro.  Artista molto prolifico, Sarchiapone ha realizzato numerose mostre in Italia e all’estero. Fra queste un’esposizione nella Casa D’Annunzio di Pescara, una al Vittoriale per il 50º anniversario della morte del poeta, una a San Mauro di Romagna dedicata a Giovanni Pascoli e poi quelle per il 70º anniversario della nascita della provincia di Pescara nel Museo Cascella e per il 50º anniversario della Liberazione di Ortona a Palazzo Farnese. 
«L’arte incisoria di questo artista», scrive Anamaria Cirillo nel suo saggio in catalogo, «si propone quindi di fare storia, e storia soprattutto di due città da lui vissute ed amate quali Pescara (città di nascita) e Bologna (di adozione) riproposte l’una nella “ atmosfera dannunziana” l’altra nel “colore intimo ed ottocentesco”» . 
«Ma le immagini di questa loro storia esposta in tante mostre ed ampiamente rappresentata in cicli episodici legati a repertori fotografici e non», prosegue la Cirillo, «si propone a mio avviso di andare ben oltre il narrato ad indicare i limiti di una nuova conoscenza, si propone l’azione per la trasformazione, suggestione di una sottaciuta proposta».
Renato Minore nella sua presentazione della mostra, intitolata «La ritualità di una ossessione», scrive: «Queste immagini nascono come puntigliosa traduzione grafica di vecchie fotografie. La fotografia (ce lo ha insegnato Barthes) blocca l’istante. Sarchiapone, con la sua operazione, vuole ancora più congelare una antichissima memoria di cui sopravvivono (appunto congelati per sempre) pochi lembi». 
Mostre recenti:"La Pescara di Flaiano" (Gennaio 2010) presso la Fondazione Tiboni di Pescara. 65 acqueforti comprendenti la serie dei Giardini e dgli Ex Libris e "Collettiva" al Circolo Artistico di Bologna (2011).

 

Il “Cenacolo di via Ponterosso” a Pescara - nota all'interno del volume "Recurde Pescarise" di  Giuseppe Tontodonati, illustrato dal M° Mimmo Sarchiapone

Sono nato a Pescara, l’8 Giugno 1931 in via Carducci, ma alla età di 5 anni siamo andati ad abitare nella zona “ Ravasco”, in via Vicolo 4°, una piccola strada tra Via Maiella (ora via V. Veneto) e Via Tiribelli (ora via Pisacane). Mia madre faceva la sarta, papà invece dalla Fornace Cetrullo dove, alla età di 10 anni, suo padre lo aveva portato con sé a fare i mattoni, era passato a fare il muratore e poi il “capomastro” alle dipendenze di Vicentino Michetti, imprenditore edile e scultore. Una mattina, avevo 8 o 9 anni, papà sentendosi molto male, mi incaricò di andare con mia madre al Cantiere dove lavorava per informare Vicentino Michetti. Nel cantiere ci dissero che il titolare era andato in via Ponterosso (ora via Ravenna) a casa di certa Isabella Ardente dove io mi recai. Qui trovai Michetti in compagnia di altre persone che, parlando fra di loro, eseguivano dei lavori. Queste persone erano Isabella Ardente che dipingeva, un giovane di nome Giuseppe Tontodonati che scriveva e disegnava (ho saputo dopo che era un Poeta) e Michetti che elaborava disegni (teste delle figlie eseguite di notte mentre le bimbe dormivano). Dopo aver detto a Michetti che papà stava male, incominciai ad ascoltare, vedere e respirare con interesse l’atmosfera che c’era in quel piacevole luogo, anche perché avevo qualche confidenza col disegno che eseguivo di nascosto da mio padre che riteneva questo fare una perdita di tempo. Notando questo mio interesse Vicentino (che aveva da poco iniziato l’arte della scultura), mi disse che potevo frequentarli quando e come volevo. È così che iniziò il mio andare e stare con loro, ascoltando e disegnando sotto la supervisione di Vicentino e Isabella: di tanto in tanto venivano altre persone come il musicista don Manlio Maino (che diventò direttore del Conservatorio Musicale di Pescara), il latinista Don Artabano Febo, il pittore Antonio Dionigi, oppure qualche apparizione di Giulio Gozzi e del poeta Don Luigi Illuminati, uomini di cultura di quell’epoca. Tontodonati che aveva fino a poco tempo prima dedicato il suo tempo alla pittura, iniziava a scrivere poesie, ed era chiaro a tutti i frequentatori del Cenacolo che fra lui e Isabella fosse sbocciato un sentimento che andava oltre l’amicizia. Nell’autunno del 1939, si sposarono e un anno dopo lui partì per il fronte. Per il fronte partì anche Michetti ed il Salotto, un Cenacolo che, per il livello culturale degli ospiti, richiamava per alcuni versi il più famoso Cenacolo Michettiano e la cui memoria meriterebbe di essere recuperata dalla Città di Pescara, divenne deserto. Dopo cinque anni, la guerra è finita e non tutti sono tornati a casa. Tontodonati è tornato., è assunto dalle FF.SS. come operaio e con Isabella va ad abitare in alcuni locali di Villa Delfico concessi in uso dal Comune di Montesilvano. Il secondo incontro con Tontodonati è casuale: mi vede dipingere lungo la ferrovia che egli percorreva per lavoro come “ Guardarotaie”. E così rivedo Isabella e la frequento portando il suo cavalletto da campagna, felice di vederla dipingere e rubarle i segreti dell’arte. Purtroppo questa frequentazione non durò molto e anzi si ridusse man mano che le condizioni fisiche di Isabella peggioravano per un tumore che la portò alla prematura morte nel 1954, ma anche perché in questo periodo post-bellico, erano maturate nuove condizioni mie personali: la maturità col Diploma in Ragioneria all’Istituto Acerbo, il matrimonio, i figli Valentino ed Eleonora, e naturalmente il lavoro con la conseguente rinuncia ai sogni artistici. Gli incontri con Vicentino Michetti e con i suoi consigli sono continuati però, anche se sporadici, almeno fino ai primi trasferimenti che mi hanno portato a Falconara e, dopo il breve periodo di Ravenna, a Firenze nel 1966 (anno dell’alluvione). Affascinato dalla città torno ai pennelli, alle Mostre e, con la frequentazione dell’Accademia, conseguo nel 1975 il Diploma in Incisione Calcografica. È il 1977, muore Valentino, mio figlio! Altro trasferimento nel 1979 a Bologna, dove, dopo il matrimonio con Lalla Rivalta, attrezzo in via Dante 20 lo Studio Calcografico con torchio a stella. E fatalmente qui a Bologna nel 1980, dopo oltre 30 anni, con Peppino Tontodonati ci ritroviamo nelle Sale del C.I.D.A. (Centro Internazionale delle Arti) di via S. Vitale 22, che aveva fondato nel 1973. Era venuto, per motivi di lavoro, a Bologna nel 1959 dopo il matrimonio con Gilda (sua conterranea) dalla quale ha avuto tre figli fra cui Raffaello curatore di questo evento. La nuova ritrovata frequentazione con Peppino Tontodonati, arricchita da mostre, concorsi e premi organizzati nel Centro CIDA, è tornata ad essere felicemente ed intensamente rivissuta fino al 1989, data della morte del Poeta. Ed ora, alla mia bella età di 88 anni, dopo la morte di Lalla nel 1991, il mio ritorno nel 1995 in Abruzzo, la intensa e gratificante attività artistica, il matrimonio con Anna Fruttuoso nel 2015, la nomina a Cavaliere al merito della Republica nel 2018, la mia bella “storia” con Peppino Tontodonati, con la mente al “Cenacolo di via Ponterosso”, idealmente continua tramite il figlio Raffaello: Ciao e Grazie Peppino!

Mimmo Sarchiapone 

(ottobre 2019) 

 


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