News
Seme tutte fratille/Siamo tutti fratelli la poesia di natale su Avvenire
Sul numero del 24/12/2022 del quotidiano "Avvenire" la poesia di Natale è del poeta Giuseppe Tontodonati
Tra le tante lettere ricevute in redazione, per i saluti di Natale nell'edizione del 24 dicembre, il Direttore di Avvenire, Mario Tarquinio, ne ha scelte quattro. Tra queste una nota sul poeta Giuseppe Tontodonati inclusa una sua poesia, scritta in dialetto abruzzese, dal titolo significativo di "Seme tutte fratille / Siamo tutti fratelli" in cui il poeta, partendo dalla sua emigrazione da Pescara a Bologna nel 1959, tratta delle problematiche di accoglienza e fraternità che purtroppo ancora oggi dividono il Nord dal Sud del mondo proponendo un messaggio di pace e fraternità nel ricordare che Siamo Tutti Fratelli.
Questo il testo della lettera al Direttore:
Quella Voce che torna: siamo tutti fratelli
Gentile direttore,
anche quest'anno il Natale arriva a bussare alle porte delle nostre case e del nostro cuore. Quella Voce che rischiara la notte viene a scuotere le nostre coscienze per dirci che un mondo migliore è possibile e che molto dipende da noi. Come spesso accade, la poesia riesce a trasferire queste emozioni in versi, ed ecco una poesia di mio padre, Giuseppe Tontodonati (Scafa-San Valentino 1917 - Bologna 1989) dedicata al messaggio principale del Natale, il riconoscere che siamo tutti fratelli. Contenuta all’interno del volume Giuseppe Tontodonati un poeta nella Bologna del secondo 900, questa poesia scritta nel 1965, dopo circa sei anni dal trasferimento di Tontodonati da Pescara a Bologna, affronta quello che in quegli anni era un tema che era esploso nella sua durezza e a volte drammaticità, e cioè il problema della grande migrazione dei lavoratori-disoccupati del Sud povero e arretrato verso il Nord Italia ricco e in pieno boom economico. Spesso arrivare al Nord con un accento meridionale era una condanna che si pagava subendo sfottò, battute razziste e ghettizzazione. Per fortuna non andò sempre così, ma chi l'ha vissuto ricorda bene quel periodo. E quello di Giuseppe Tontodonati era uno sfogo, pacato ma deciso, che non si sarebbe potuto esprimere se non utilizzando il dialetto delle sue origini. Purtroppo, quello che era riferito al difficile rapporto Nord-Sud dell'Italia di quel periodo storico, e a tutti gli italiani che in quegli anni e negli anni precedenti emigrarono all'estero, è ancora vivo nelle dinamiche Nord-Sud del mondo di oggi, come ci ricorda sempre papa Francesco. Per questo, a mio parere, questa poesia scritta in dialetto abruzzese (riprodotta nel riquadro qui accanto, ndr) e il messaggio che contiene è più attuale che mai.
Raffaello Tontodonati